Un recente brevetto concesso a Google suggerisce alcuni progetti dell’azienda per tenere traccia in futuro dei suoi utenti ovunque ed in ogni momento. Il brevetto, intitolato “Sistemi e metodi per la generazione di una cronologia della posizione dell’utente” alza l’asticella riguardo al tracciamento della posizione dell’utente tramite coordinate GPS e non solo.

Google vuole tracciare con precisione tutte le azioni degli utenti, dove ci si reca a prendere il caffè al mattino, dove si trascorrono le pause pranzo, dove si prende un aperitivo, dove si preferisce cenare, e così via.

Secondo il brevetto i soli dati GPS non sono sufficienti a determinare la posizione esatta di un utente:

“Pertanto, tali dati di localizzazione grezzi possono non riuscire ad identificare una particolare entità (ad esempio un ristorante, un parco, o un altro punto di interesse) che l’utente sta visitando in quel momento. Perciò l’uso dei dati grezzi per promuovere servizi con capacità di localizzazione può non riuscire a fornire tutte le informazioni contestuali che sarebbe più appropriato avere per personalizzare i servizi con capacità di localizzazione”

spilli su mappa

Google intende identificare la “particolare entità” che gli utenti visitano attraverso la raccolta di dati da una varietà di fonti su più dispositivi. Oltre ai dati di localizzazione GPS, saranno utilizzate le seguenti informazioni:

– Cronologia delle ricerche
– Messaggi di posta elettronica inviati e ricevuti
– Le fotografie scattate
– Le richieste di indicazioni
– Messaggi dei social media
– Le entrate provenienti da pagamenti mobili

Idealmente Google vuole essere in grado di tracciare l’intera giornata nella vita dei suoi utenti: dove si va, a che ora si arriva, tempi di permanenza, a che ora si va via, e così via.

Ovviamente l’utente potrà anche rifiutare di concedere questi dati; Google da parte sua vorrebbe utilizzare il brevetto anche per servire risultati di ricerca “con capacità di localizzazione” accuratissima, e per “migliorare i social media, le applicazioni cartografiche, o altre applicazioni correlate”.

Non tutti i brevetti diventano poi realtà, ma un tecnologia di questo genere potrebbe apportare enormi miglioramenti nel campo della ricerca locale ovviamente con riflessi enormi sulla privacy.

pubblicato su macitynet.it

StatCounter ha pubblicato i dati di ottobre 2016, data o mese storico poiché conferma che, per la prima volta nella storia, ci sono più accessi ad internet da dispositivi mobile che non da computer. Il traffico combinato di smartphone e tablet, infatti, rappresenta adesso il 51.2% del totale degli accessi ad Internet.

Si tratta di un passaggio importantissimo, con un trend a favore del mobile destinato a crescere nei prossimi mesi.

E’ arrivato il momento per le aziende di concentrarsi in maniera predominante sul mobile, e poi sul desktop: app, ottimizzazione degli siti mobile, servizi fruibili anche da smartphone e tablet sono tre elementi indispensabili per restare al passo con i tempi e non perdere clienti e credibilità.

Da notare che nei paesi in via di sviluppo come ad esempio l’India, internet tramite mobile arriva anche al 75%, mentre nei mercati “vecchi” come quelli di Regno Unito e USA la bilancia pende ancora a favore dei computer ma con una percentuale in discesa.

 

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